Una delle prime difficoltà, che potreste incontrare durante le sessioni convenzionali di addestramento, sta nel capire che cosa il vostro Sensei (maestro) sta dicendo. A volte ci alleniamo con un istruttore che non parla la nostra lingua, o viceversa noi (istruttori) addestriamo allievi che non parlano la nostra lingua. Per assicurarsi una perfetta intesa viene usato un comune linguaggio (giapponese), anche per il rispetto e la tradizione. 

 
 
AGE UKE: Parata alta
AGE ZUKI: Pugno diritto che sale dal basso verso l’alto. La direzione e’ la stessa dell’OI-ZUKI ma all’ultimo sale a colpire con SEIKEN
AI: Sì
AIUCHI: Tecnica a punto completata simultaneamente da entrambi i combattenti. Non viene assegnato alcun punteggio a nessuno dei due atleti. L’arbitro si porta i pugni l’uno contro l’altro di fronte al busto.
AKA: Rosso
AKA NO KACHI: Rosso Vince! L’arbitro alza il braccio obliquamente dalla parte del vincente
AKA IPPON: Rosso (Bianco) segna Ippon. L’arbitro alza il braccio obliquamente dalla parte del vincente.
ASHI: Parte inferiore del corpo (piede e gamba)
ASHI BARAI: Tecnica di sbilanciamento e proiezione dell’avversario eseguita con il piede
ASHI WAZA: Nome usato per tutte le tecniche di gamba e piede
ATEMI WAZA: Tecnica di percossa. Normalmente usata insieme a tecniche di proiezione
ATENAI YONI: Richiamo senza penalita. Questo richiamo viene utilizzato per infrazioni minori (solo per la prima). L’arbitro mostra un pugno coperto dall’altra mano all’altezza del busto nella direzione del contendente che ha commesso l’infrazione.
ATOSHI BARAKU: Ancora 30 secondi
Durante la gara un segnale acustico viene attivato dal cronometrista 30 secondi prima della fine del tempo.
ATTATE IRU: Contatto
AWASE UKE Parata a mani unite
AWASE ZUKI Pugno a “U”. Anche chiamato MOROTE ZUKI
AYUMI DACHI Posizione naturale con il peso al centro
BO: Bastone usato come arma (lungo circa 180 cm)
BOGYO ROKU KYODO: Movimento a sei difese. Movimento base del Karate-Do Ryobu-Kai. Usa gli antichi nomi di tecniche come AGE TE, HARAI TE (piuttosto che GEDAN BARAI), SOTO YOKO TE, UCHI YOKO TE, SHUTO TE, e SUKUI TE.
BOKU (KITA): Nord. Contrario NAN o MINAMI
BUDO: Via dell’arte marziale. Tale termine è composto da due ideogrammi “BU” e “DO”.Il carattere giapponese “BU” (che viene comunemente tradotto con il termine “marziale”) deriva dalla composizione di due caratteri che significano “fermare” e “alabarda/lancia”. Da ciò si desume che il significato originario era “fermare la lancia”. E’ in tale significato originario che il Karate affonda le proprie radici infatti per colui che pratica l’arte la via migliore per prevenire la violenza e’ quella di coltivare il carattere individuale. In ultima analisi la via (DO) del Karate e’ quindi equivalente alla via del BU, intesa nel senso di prevenire o evitare, il più possibile, la violenza.
BUNKAI: Applicazione. Lo studio dell’applicazione delle tecniche di un KATA.
BUNKAI: OYO: Applicazione di un kata senza rispettarne rigidamente la sequenza.
BUSHIDO: Via del guerriero. Con questo termine si indica l’insieme delle regole che codificavano il comportamento osservato dai Samurai
CHIKAI (KIN): Vicino. Contrario EN o TOI
CHU: Medio
CHUDAN: Area media del corpo (indicativamente dalla gola allo sterno). Durante la pratica del KIHON IPPON KUMITE (combattimento base dichiarato ad una tecnica per volta), l’attaccante annuncia preventivamente a quale altezza sara’ portata la tecnica: JODAN, CHUDAN, o GEDAN (Alta, Media, o bassa)
CHUDAN ZUKI: Pugno tirato ad altezza media del corpo dell’avversario
CHUI: Attenzione!
DAN: Grado o livello. Utilizzato per indicare il livello di conoscenza per le cinture Nere. I gradi al di sotto della Cintura Nera sono chiamati KYU.
DO: Via, percorso, cammino. Il carattere giapponese “DO” e’ lo stesso carattere cinese utilizzato per il Tao (“Taoismo”). In generale indica la ricerca della “Via” per il raggiungimento della perfezione; nel caso specifico, si intende il percorso di vita teso al raggiungimento della perfezione dell’individuo attraverso la pratica dell’arte ed il rispetto dei suoi principi. Nel Karate indica la “Via” per migliorare il carattere di ciascuno attraverso l’allenamento.
DOJO: Letteralmente “Luogo della via” o “Luogo dell’illuminazione. Indica il luogo dove si pratica il Karate. L’etichetta tradizionale prescrive che ci si inchini verso il lato designato come fronte del Dojo (detto SHOMEN) ogni volta che si entra o si esce dal Dojo (vedere etichetta del Dojo).
DOJO-KUN: “Regole del DOJO” vedere il capitolo sull’etichetta.
DOMO ARIGATO GOZAIMASHITA: “Molte grazie”. L’etichetta prevede che alla fine di ogni lezione si faccia l’inchino all’istruttore ed ai compagni con cui ci si é allenati ringraziandoli (non obbligatoriamente) con questa forma.
EKKU: Remo di legno usato dagli abitanti di Okinawa come arma improvvisata.
EMBUSEN: Tracciato ideale da seguire durante lo svolgimento di un kata.
EMPI: (1) Gomito (HIJI). (2) Kata superiore “Volo di rondine “.
EMPI UCHI (HIJI-ATE): Percossa con il gomito (anche chiamata HIJI-ATE)
EN (TOI): Lontano. Contrario KIN o CHIKAI (vicino)
ENCHO-SEN: Estensione. Proseguimento della gara oltre il termine previsto, l’arbitro riapre l’incontro con il comando “SHOBU HAJIME”.
ENSHO (KAKATO): Tallone.
FUDO DACHI Posizione solida. Con queto termine si indica una posizione stabile adottata normalmente per il combattimento. E’ normalmente un ZENKUTSU-DACHI più corto.
FUJUBUN: “Potenza della tecnica non sufficiente ”
FUKUSHIN SHUGO: “Conferenza dei giudici”
FUMIKOMI: Calcio a pressione, solitamente diretto contro il ginocchio, la tibia o sul collo del piede
GANKAKU DACHI: Posizione dell’airone, chiamata anche TSURU ASHI DACHI o SAGI ASHI DACHI
GASSHUKUA: Allenamento speciale
GE: Basso
GEDAN: Zona bassa del corpo. Durante la pratica del KIHON IPPON KUMITE (combattimento base dichiarato ad una tecnica per volta), l’attaccante annuncia prima di eseguire la tecnica a che altezza sarà portata : JODAN, CHUDAN, o GEDAN (Alta, Media, o bassa)
GEDAN BARAI: Parata bassa. Il pugno del braccio che para viene caricato all’altezza dell’orecchio opposto, successivamente viene abbassato ruotando l’avambraccio fino a parare (con la parte esterna) l’attacco sferrato verso la zona bassa (GEDAN) del corpo
GEDAN UDE UKE: Parata bassa con la parte interna dell’avambraccio avanzato
GEDAN ZUKI: Pugno sferrato verso la parte bassa del corpo dell’avversario
GHERI: Vedi KERI
GI: (DO GI) (KEIKO GI) (KARATE GI) Abbigliamento per la pratica dell’arte. Nel Karate tradizionale, il GI deve essere formato da giacca e pantaloni di cotone bianco. L’unico fregio consentito é l’emblema della federazione (o del Dojo) sul petto a sinistra e il nome del praticante, in caratteri giapponesi, sull’angolo inferiore della giacca. Tale abbigliamento é stato mutuato dal JUDO dal Maestro G. Funakoshi in occasione della prima dimostrazione in pubblico effettuata alla presenza del m° Jigoro Kano presso il Kodokan di Tokio. Si narra che il Maestro abbia confezionato lui stesso il GI la notte prima della dimostrazione sia per lui che per il suo allievo Shinkin Gima. Prima di allora non esisteva un vero e proprio vestito per l’allenamento, venivano utilizzati indumenti comodi (di tutti i giorni) o, spesso, semplici pantaloncini corti complice il clima caldo-umido dell’isola di Okinawa.
GO NO SEN: Tattica con cui si consente all’avversario di attaccare per primo al fine di sfruttarne l’eventuale apertura ed avere così l’opportunità di contrattaccare.
GOHON KUMITE: Combattimento (KUMITE) base a cinque tecniche. Questo esercizio di allenamento prevede che l’attaccante esegua cinque passi in avanti con una tecnica di attacco (calcio o pugno) per ogni passo. Il difensore arretra cinque volte parando l’attacco. Al termine dell’ultima parata il difensore esegue una tecnica di contrattacco
GYAKU: Contrario, opposto. Contrario JUN
GYAKU MAWASHI GERI: Calcio circolare sferrato con la gamba posteriore
GYAKU ZUKI: Pugno sferrato con il braccio opposto alla gamba avanzata
HACHIJI DACHI: Posizione naturale, i piedi sono posizionati circa alla larghezza delle spalle rivolti leggermente verso l’esterno
HAISHU UCHI: Colpo sferrato con il dorso della mano
HAISHU UKE: Parata eseguita con il dorso della mano
HAISOKU: Collo del piede
HAITO UCHI: Percossa con il lato interno della mano (lato del pollice ed indice)
HAJIME: “Inizio”. E’ il comando per iniziare il Kata, il Kumite o qualunque altro esercizio
HANGETSU: “Mezza luna”. Nome di Kata superiore
HANGETSU DACHI: Posizione a “Mezzaluna” usata nel Kata HANGETSU. Tale termine deriva dalla posizione dei piedi che seguono una mezza-luna durante il movimento
HANSHI: “Maestro” Titolo onorario conferito alla Cintura Nera più alta di un’organizzazione a significare la sua comprensione dell’arte. RENSHI da 4 a 6 dan, KYOSHI 7 dan, HANSHI il grado più alto conferito
HANSOKU: Fallo. Richiamo arbitrale a seguito di una infrazione molto seria. Risulta, nel punteggio dell’avversario, come SANBON. HANSOKU e’ anche chiamato quando il numero di HANSOKU-CHUI e KEIKOKU previsti raggiunge il punteggio di SANBON per l’avversario. L’arbitro indica con la punta dell’indice il volto di chi ha commesso l’infrazione ed annuncia la vittoria per l’avversario
HANSOKU CHUI: Avviso di un IPPON di penalita’. Questa e’ una penalità in cui un IPPON e’ assegnato all’avversario. HANSOKU-CHUI e’ usualmente utilizzato per infrazioni per cui e’ gia’ stato chiamato un KEIKOKU.
L’arbitro Indica l’addome di chi ha commesso l’infrazione parallelamente al terreno
HANTEI: Giudizio L’arbitro chiama per un giudizio i giudici che indicano la loro decisione con la bandierina
HANTEI KACHI: Vincitore per decisione
HAPPO: Otto direzioni
HARA: Con questo termine si indica nell’uomo la parte interna del corpo sotto il diaframma dove sono posizionati gli intestini (viscere). Spesso il termine viene utilizzato per indicare la parte del corpo dove si concentra la forza vitale e istintiva del praticante (TANDEN). Può capitare di sentire durante l’allenamento il maestro dire: “non pensate con la testa ma con l’HARA”. Per la cultura orientale, meno razionale e logica di quella occidentale, tramite l’HARA si “provano” emozioni e sentimenti. Per meglio comprendere questo principio si può fare un paragone con la frase, più familiare per la nostra cultura, “provo un odio viscerale”.
HARAI TE: Tecnica in cui si utilizza la mano per “accompagnare” fuori portata l’attacco dell’avversario
HARAI WAZA: Tecnica per “accompagnare” fuori portata l’attacco dell’avversario
HASAMI ZUKI Doppio pugno a forbice
HEIKO DACHI Posizione naturale. Piedi alla larghezza delle spalle con i piedi rivolti leggermente verso l’esterno. Alcuni Kata iniziano da questa posizione.
HEIKO ZUKI: “Pugni paralleli ” (Doppio pugno simultaneo)
HEISOKU DACHI: Una posizione di attenzione informale. i piedi sono uniti e rivolti in avanti
HIDARI: Sinistra. Contrario MIGI
HIJI (EMPI): “Gomito”
HIJI-ATE: Percossa con il gomito (anche chiamato EMPI-UCHI)
HIJI UKE: Parata eseguita con il gomito
HIKI-TE: Indica il contemporaneo ritorno del braccio che si riporta al fianco (ruotando il pugno) durante una tecnica. Questa movimento, effettuato con il gomito verso la colonna vertebrale ed il pugno al fianco leggermente sopra alla cintura (rivolto in avanti e con il palmo verso l’alto), conferisce bilanciamento e potenza alla tecnica in avanzamento (per esempio un pugno o una parata). Tale movimento riveste particolare importanza in quanto la tecnica di attacco si potrà definire completa solo se effettuata con un HIKI-TE altrettanto potente e deciso. Alcune tecniche non prevedono HIKI-TE per esempio le tecniche effettuate con entrambe le braccia o le gambe.
HIGASHI (TO): Est, oriente. Contrario ZAI o NISHI
HIKIWAKE: Pareggio L’arbitro incrocia le braccia davanti al torace poi le apre ai lati del corpo con i palmi rivolti uno verso l’altro
HIRAKEN: Pugno con le nocche in avanti
HITOSASHI IPPON KEN: Nocca del dito indice
HIZAGASHIRA (SHITTSUI): Ginocchio
HIZA GERI: Calcio sferrato con il ginocchio
HIZA UKE: parata con il ginocchio
HOMBU DOJO: Termine usato per indicare il Dojo principale di un’organizzazione
HORAN NO KAMAE: Posizione di guardia “Uovo nel nido”. Posizione di partenza di alcuni Kata (per esempio BASSAI-DAI, JION…) in cui la mano sinistra ricopre il pugno destro
INASU Tecnica di difesa, si evita un attacco spostando il corpo dalla linea di attacco
IPPON “Unico ”
IPPON KEN “Pugno ad una nocca ” Tecnica di pugno eseguita colpendo l’avversario con la seconda nocca del dito indice
IPPON KUMITE Combattimento ad un passo
IPPON NUKITE Tecnica portata con la punta del dito indice
IPPON SHOBU Incontro ad un solo punto, utilizzato nei tornei
IRIMI “Penetrare, entrare
Si utilizza per descrivere lo spostamento più vicino all’avversario di quanto non sia la lunghezza del suo attacco.
JIKAN “Tempo”
JIYU IPPON KUMITE Combattimento libero dichiarato ad una tecnica.
JIYU KUMITE Combattimento libero.
JO (1) Alto (2) Bastone da passeggio di legno.
JODAN Zona alta del corpo (viso, testa). Durante la pratica del KIHON IPPON KUMITE (combattimento base dichiarato ad una tecnica per volta), l’attaccante annuncia prima di eseguire la tecnica a che altezza sarà portata : JODAN, CHUDAN, o GEDAN (Alta, Media, o bassa)
JOGAI “Uscita dall’area di combattimento” Irregolarità segnalata in gara quando uno dei due contendenti esce dall’area di combattimento. L’arbitro indica con l’indice ed il braccio a 45 gradi il limite della zona di combattimento dal lato dell’atleta che lo ha oltrepassato. Alla seconda uscita (KEIKOKU) viene comminata una penalità WAZA-ARI, alla quarta viene assegnata la vittoria all’avversario (secondo il tipo di regolamento applicato)
JUJI UKE Parata con i polsi uniti ad X.
JUN Normale. Contrario GYAKU
JUN ZUKI Pugno avanzato, frontale. Per esempio la tecnica di pugno destro portato dopo un calcio frontale destro MAE GERI. In WADO RYU indica l’OI-ZUKI.
KACHI Vincitore (es: AKA KACHI per una gara)
KAE ASHI Cambio guardia, cambio posizione: per esempio passare da ZENKUTSU DACHI con gamba destra avanti alla stessa posizione con gamba sinistra avanti senza avanzare ne arretrare.
KAGI ZUKI Pugno con il braccio piegato a gancio.
KAISHO (KAISHU) Mano aperta. Percossa eseguita con il palmo della mano aperta.
KAITEN Rotazione
KAKATO (ENSHO) Tallone.
KAKE-TE Parata a gancio.
KAKIWAKE UKE Parata a due mani eseguita utilizzando la superficie esterna del polso per neutralizzare un attacco a due mani come, per esempio, il tentativo di afferrare qualcuno per la giacca.
KAKUSHI WAZA “Tecnica nascosta, non visibile.”
KAKUTO Polso a testa di gru.
KAKUTO UCHI Tecnica di percossa di polso. Anche nota come “KO UCHI.”
KAKUTO UKE Parata a polsi uniti. Anche nota come KO UKE.
KAMAE Posizione di attenzione (di guardia) con o senza armi.
KAMAE-TE (KAMAE) Comando impartito dall’istruttore agli allievi per portarsi in posizione di guardia.
KARATE Letteralmente “Mano Vuota”. Anticamente il termine utilizzato era “TO-DE” (Mano Cinese). L’ideogramma “TO” si pronuncia anche “KARA” ma diversamente dal significato di “TO” “cinese” o “della Cina” il suono dell’ideogramma “KARA” significa “Vuoto”. All’inizio del ventesimo secolo il M° G. Funakoshi inizia ad utilizzare la pronuncia “KARA-TE” e non più la precedente “TO-DE” modificando anche l’ideogramma corrispondente. Il nuovo ideogramma e il relativo significato oltre ad essere in accordo con lo spirito nazionalistico giapponese di quel periodo conferisce al nuovo significato una più profonda accezione che trova riscontro nella filosofia del Buddismo Zen. Pertanto, il significato più diffuso di “Mano” e di “Vuoto”, indica non solo il fatto che il praticante non utilizzi armi, ma anche una ricerca dell’astrazione da sé stessi, la ricerca del vuoto, obiettivo dello Zazen. Il M° G. Funakoshi spiega con queste parole il termine utilizzato: “Come uno specchio limpido che riflette senza distorsioni
o una valle silenziosa che dà l’eco, così un Karateka deve eliminare tutti i pensieri egoistici e cattivi perché solamente con una mente o una coscienza libera può capire quello che sta imparando. Egli é come un bambù verde vuoto dentro, diritto e con nodi, cioè gentile altruista e moderato” Lo stesso maestro Zen Taisen Deshimaru ha più volte sottolineato come l’astrazione aiuti il praticante di qualsiasi arte isolandolo dalle proprie emozioni e rendendolo indipendente dall’atteggiamento di chi, o che cosa, lo circonda.
KARATE-DO. Letteralmente “La via del Karate”.
KARATEKA Praticante dell’arte
KATA “Forma” Con questo termine si indica una sequenza prestabilita di tecniche. Ogni stile viene differenziato sostanzialmente dai vari KATA codificati, nello Shotokan se ne contano 26. Il KATA rappresenta l’eredità delle conoscenze acquistite nell’arte da antichi maestri. Tali conoscenze sono state volutamente celate dagli stessi all’interno delle sequenze secondo il principio per il quale solo gli iniziati all’arte potevano accedere e comprendere tali informazioni. Un KATA può essere eseguito con i seguenti criteri:OMOTE (sequenza nella normale direzione), URA (come OMOTE ma con direzione opposta), KO-NO OMOTE (sequenza normale, ma se il KATA avanza si indietreggia o il contrario) e KO-NO URA (come KO-NO OMOTE ma con direzione opposta). Tratto dal libro “Lo Zen ele arti marziali” del m° T. Deshimaru:”La vera essenza del KATA non consiste nei gesti in sé, ma nel modo in cui lo spirito li rende precisi, ineluttabili. Bisogna saper creare un gesto totale dove, in un istante, si ritrovi tutto il KI. Vivere il vero spirito del gesto: il KATA, attraverso l’allenamento, deve fondersi con lo spirito. Più lo spirito sarà forte, più sarà forte il KATA.”
KE AGE Calcio “a schiaffo”. (Letteralmente Calcio a salire). Il piede, nel calcio Keage, viene scagliato e ritirato subito dopo il contatto diversamente dal KEKOMI in cui l’estensione dell’insieme gamba-anca viene mantenuta qualche attimo imprimendo anche una forza di spinta.
KEIKO (1) Allenamento. (2) Punte delle dita che si uniscono.
KEIKOKU “Attenzione” con una penalità WAZA-ARI in SANBON SHOBU. Questa é una penalità in cui WAZA-ARI é aggiunto al punteggio dell’avversario.
KEIKOKU é assegnato per infrazioni minori per cui un richiamo era già stato assegnato oppure per infrazioni non abbastanza gravi da meritare HANSOKU-CHUI. L’arbitro indica con il dito indice il piede di colui che ha commesso l’infrazione con un angolo di 45 gradi
KEITO Mano a testa di gallina.
KEKOMI Calcio “a spinta”, diversamente del KEAGE, sfrutta una iperestensione dell’insieme anca-gamba per imprimere una ulteriore forza di spinta all’urto naturale del colpo.
KEMPO “Prima Legge.” Termine generico che comprende i sistemi di combattimento che utilizzano mani e piedi.
KEN Pugno
KENSEI Tecnica con il KIAI silenzioso.
KENTSUI (TETTSUI) Pugno a martello.
KENTSUI UCHI (TETTSUI UCHI) Tecnica di pugno “a martello”. Il pugno chiuso colpisce dall’alto al basso con la parte esterna della mano (lato del mignolo).
KERI Calcio.
KI Mente, spirito, volontà, energia vitale, energia universale (in cinese “CI”). Questa definizione che risulta purtroppo generica deriva dal fatto che é un termine che non può essere tradotto con una singola parola. Il KI rappresenta sia l’energia interiore del KARATEKA (l’essenza vitale del suo spirito) che l’energia che permea tutto l’universo. Il migliore utilizzo KI attraverso l’arte marziale è l’obiettivo finale del KARATEKA.
KIAI Con questo termine si indica il grido che il KARATEKA emette assieme alla tecnica per conferire la massima energia al singolo movimento. E’ un suono forte e profondo causato dalla violenta contrazione dei bassi muscoli addominali (sotto il diaframma “HARA”). Anche per questo termine il significato é più esteso, infatti oltre a indicare la massima concentrazione psico-fisica dell’atleta in un unico istante, rappresenta, secondo un principio Zen, l’unione dell’energia vitale dell’universo con la singola volontà dell’individuo (si veda il richiamo al termine “KI”). Il KIAI, per coloro che hanno raggiunto alti livelli nello studio dell’arte, può essere espresso in totale silenzio ed avere la stessa efficacia in quanto risulta essere comunque l’unione, al massimo livello, della forza fisica con quella mentale. Il termine KIAI risulta essere la composizione di due ideogrammi: KI (vedere richiamo) e AI derivante dalla contrazione del verbo AWAZU il cui significato è “unire”. Dal libro “Lo zen e le arti marziali” del maestro T. Deshimaru: “…un solo grido, un solo istante, in cui si condensa tutto lo spazio e tutto il tempo, il cosmo intero.”
KIBA DACHI Posizione del fantino. Posizione sia frontale che laterale di grande stabilità: piedi paralleli, gambe aperte a cercare di formare un rettangolo con il pavimento, glutei verso l’interno. Questa posizione é anche nota come NAIFANCHI o NAIHANCHI DACHI.
KIHON Fondamentale. Tecniche di base. Genericamente il KIHON indica la parte di allenamento o di esame in cui si eseguono tecniche fondamentali.
KIKEN “Rinuncia.” L’arbitro indica l’atleta che si ritira.
KIME Focalizzazione dell’energia. Tale termine richiama un concetto fondamentale nell’allenamento, l’energia mentale e fisica (la forza) deve essere concentrata sull’atto senza alcuna riserva da parte del praticante. A tale proposito e bene leggere la definizione “MAKOTO”.
KIN (CHIKAI) Vicino. Contrario EN o TOI
KI-O-TSUKE “Attenzione”. Posizione Musubi Dachi con le mani aperte in basso lungo i fianchi.
KITA (BOKU) Nord. Contrario NAN o MINAMI
KIZAMI ZUKI Pugno di incontro sferrato con lo stesso braccio della gamba avanzata.
KO BO ICHI Termine che indica la connessione dell’attacco e della difesa”.
KO UCHI Tecnica di percossa a polsi uniti. Anche conosciuta come KAKUTO UCHI.
KO UKE “Parata a gru” o “Parata ad arco”. Anche nota come KAKUTO UKE.
KOHAI Principiante.
KOKEN Unione dei polsi.
KOKORO “Spirito, Cuore.” Nella cultura giapponese, lo spirito risiede nel cuore.
KOKUTSU DACHI Posizione fondamentale. In tale posizione il baricentro del corpo é spostato sulla gamba posteriore: talloni sulla stessa linea, piede anteriore in direzione di avanzamento, piede posteriore a 90 gradi rispetto all’anteriore. Anca aperta, ginocchio posteriore rivolto il più possibile verso l’esterno.
KOSA DACHI Posizione a gambe incrociate.
KOSHI(N) Parte inferiore del piede subito prima delle dita, é la parte che colpisce nel calcio frontale.
KUATSU Metodo di rianimazione di una persona che ha perso conoscenza dopo uno strangolamento o uno shock.
KUMADE Mano a zampa d’orso.
KYOSHI “Persona saggia” usualmente questo titolo é conferito ai rokudan (6 dan) o shichidan (7 dan), a seconda dello stile. Per la maggior parte delle federazioni é conferito ai settimi dan. RENSHI da 4 a 6 dan, KYOSHI 7 dan, HANSHI il grado più alto conferito.
KYU “Livello”. Ogni grado al di sotto dello Shodan (1 dan).
KYUSHO WAZA Tecnica di pressione su un punto.
MA-AI Distanza dall’avversario. Indica la distanza tra i due avversari; tale distanza deve consentire sia di far sentire la “pressione psicologica” all’avversario che di partire rapidamente per portare a buon fine le proprie tecniche o di impostare una difesa ed un contrattacco adeguato in caso di attacco.
MAAI GA TOH “Distanza non corretta”
MAE Frontale, anteriore. Contrario USHIRO (posteriore)
MAE ASHI KERI Calcio con la gamba anteriore.
MAE EMPI UCHI Percossa con il gomito anteriore.
MAE KERI KEAGE Calcio frontale a schiaffo (MAE KEAGE).
MAE KERI KEKOMI Calcio frontale a spinta (MAE KEKOMI).
MAE UKEMI Caduta controllata rotolando in avanti.
MAKOTO “Sincerità” Con tale termine si indica un sentimento di assoluta sincerità che presuppone una mente pura e libera (dai pensieri quotidiani – vedere MOKUSO e MUSHIN). Il praticante durante il suo allenamento deve elevare la propria concentrazione mentale al di sopra del quotidiano confrontandosi con il proprio avversario o, in ultima analisi, con se stesso, senza pregiudizi o preclusioni; utilizzando un termine caro ai maestri Zen “MUSHOTOKU” che significa “senza scopo né spirito di profitto”
Solo con questo atteggiamento il praticante potrà raggiungere livelli di comprensione della “via” sempre più elevati.
MANABU “Apprendimento per imitazione” Studiare movimenti e tecniche seguendo ed imitando l’istruttore.
MANJI UKE Doppia parata dove un braccio esegue GEDAN BARAI da una parte, mentre l’altro braccio esegue JODAN UCHI UKE.
MATTE “Aspettare / Attesa”
MAWASHI KERI Calcio circolare.
MAWASHI ZUKI Pugno circolare, tirato con rotazione del corpo e del braccio.
MAWASHI EMPI UCHI (ATE) Percossa di gomito. Anche chiamata MAWASHI HIJI ATE.
MAWASHI HIJI ATE Percossa di gomito. Anche chiamata MAWASHI EMPI UCHI (ATE).
MAWAT-TE Comando impartito dall’istruttore agli allievi per girare nel senso opposto.
MEN Frontale, che sta davanti
MIENAI “Non ho potuto vedere” Utilizzato dal giudice per indicare che la tecnica non era visibile dal suo angolo.
MIGI Destra. Contrario HIDARI
MINAMI (NAN) Sud. Contrario BOKU o KITA
MIKAZUKI KERI Calcio circolare a salire. Il MIKAZUKI GERI é considerato l’antesignano del MAWASHI KERI. Il MIKAZUKI KERI é un calcio che viene portato con l’interno del piede.
MOKUSO “Meditazione” L’allenamento, spesso, inizia e finisce con un breve periodo di meditazione. Lo scopo della meditazione é di liberare la mente e, per questo, la respirazione é fondamentale. La posizione é di SEIZA, (la pratica Zazen prevede naturalmente la posizione a fiore di loto ma é importante comunque il contatto tra le ginocchia e la terra per permettere all’energia di fluire nel corpo); le mani sulle cosce oppure unite con le dita a formare un’ellisse; lo sguardo deve essere “appoggiato” ad una distanza di circa quattro metri di fronte, senza mettere a fuoco nulla e ad occhi socchiusi. La lingua deve poggiare senza sforzo dietro gli incisivi superiori toccando appena il palato; l’inspirazione viene eseguita velocemente “immagazzinando energia”, per un attimo poi si porta la respirazione al ventre comprimendo con il diaframma, per iniziare poi la distribuzione dell’energia con l’espirazione che deve essere molto lenta, maestri Zen eseguono espirazioni di oltre cinque minuti.Mentre l’aria contenente le impurità esce, l’energia viene compressa dal diaframma e fluisce nel corpo come l’acqua che, compressa in un circuito, fluisce in tutti i tubi. Con tale respirazione, che dovrebbe essere tenuta sempre durante la pratica, la mente si libera ed il corpo riceve energia. Inoltre l’inspirazione, che rappresenta il momento di massima vulnerabilità del praticante, viene ridotta al minimo mentre la parte di espirazione, da cui nasce il KIAI più potente, dura a lungo consentendo di essere sempre pronti all’azione.
MOROTE UKE Parata rinforzata. Un braccio con il pugno sostiene l’altro braccio durante una parata
MOROTE ZUKI Pugno ad U. E’ una tecnica di pugno eseguita con entrambi i pugni simultaneamente. Viene chiamata anche AWASE ZUKI
MOTO NO ICHI “Posizione di partenza.” i contendenti, l’arbitro ed i giudici ritornano alle loro rispettive posizioni
MU Prefisso con il seguente significato “mancanza, assenza, niente”
MUDANSHA Praticanti senza cintura nera.
MUMOBI “Richiamo per mancanza di controllo in un attacco” L’arbitro punta l’indice in aria a 60 gradi dal lato dell’attaccante.
MUMOBI KEIKOKU “Richiamo con penalità WAZA-ARI” L’arbitro usa un segnale a due mani annunciando AKA (SHIRO) MUBOBI-KEIKOKU poi punta l’indice in aria a 60 gradi dal lato dell’attaccante e successivamente verso i piedi dell’attaccante.
MUSHIN “Assenza di mente” Lo stato di vuoto mentale in cui si ha la massima libertà e flessibilità di adattamento, in tale stato l’adattamento avviene senza tempi di reazione cioè senza bisogno di pensare a ciò che avviene (immediatamente). In altre parole senza soffermarsi o porre attenzione specifica su alcunché. Reattività allo stato puro. E’ opportuno ricordare che il termine “vuoto” assume nel caso specifico un significato particolare e più affine ad una interpretazione Zen, infatti non indica, secondo l’interpretazione occidentale, una completa assenza di materia ma bensì uno stato dove il “tutto” é compreso. Al fine di rendere comprensibile tale concetto risulta utile richiamare uno dei principi Zen: l’essenza di tutte le cose é celata dai pensieri che affollano la nostra mente. Come in uno specchio coperto dalla polvere e dalla sporcizia che non può riflettere la realtà. Solo se riusciamo ad eliminare tali ostacoli potremo comprendere l’universo.
MUSHOTOKU Termine Zen che letteralmente significa “senza scopo né spirito di profitto”.
MUSUBIDACHI Posizione di attenzione, eretti e pronti comunque all’azione con i piedi leggermente puntati verso l’esterno.
NAGASHI UKE Parata eseguita di forza, con grande potenza.
NAGASU “Fluire come l’acqua”. Uscita da un attacco in arrivo. Con questo termine si indica l’essere trasportati da una corrente in una tempesta. Questo principio é strettamente collegato alla parata NAGASHI UKE in cui si ridirige l’attacco al momento in cui si é più vicino possibile all’avversario.
NAIFANCHI DACHI Posizione sia frontale che laterale di grande stabilità : piedi paralleli, gambe aperte a cercare di formare un rettangolo con il pavimento, glutei verso l’interno. Questa posizione é anche nota come KIBA DACHI o NAIHANCHI DACHI.
NAIHANCHI DACHI Vedi NAIFANCHI DACHI.
NAKADAKA (IPPON) KEN Tecnica di percossa con la nocca del dito medio.
NAMI-GAESHI Letteralmente “onda di risacca”. Tecnica di piede eseguita nel kata TEKKI SHODAN per bloccare un attacco portato all’inguine. La tecnica può essere usata anche come percossa verso l’interno coscia o il ginocchio dell’avversario. E’ anche applicata come fuga da un tentativo di aggancio del piede in una proiezione. Viene eseguita portando repentinamente, dalla posizione di KIBA-DACHI, l’interno del piede verso un punto posto subito davanti al ginocchio della gamba opposta riportandolo velocemente a terra senza modificare la posizione delle anche.
NAN (MINAMI) Sud. Contrario BOKU o KITA
NAOT-TE (NAORE) Comando dato dall’istruttore per rilassarsi dopo l’esercizio svolto.
NEKO ASHI DACHI Posizione “del gatto”, posizione che si trova in alcuni KATA superiori (es. UNSU).
NIHON NUKITE Tecnica di percossa portata con la punta di due dita.
NIDAN Secondo livello. Secondo grado di cintura nera.
NIDAN KERI Doppio calcio.
NISHI (ZAI) Ovest, occidente. Contrario TO o HIGASHI
NUKETE IRU “Fuori obiettivo ”
NUKITE Mano a punta di lancia. Nukite é una posizione della mano che si usa per percosse con la punta delle dita in punti del corpo umano sensibili e poco protetti muscolarmente (per esempio la gola). Ippon-Nukite : mano a lancia con un solo dito Nihon-Nukite: mano a lancia con due dita, Yonhon-Nukite: mano a lancia con quattro dita
NUNCHAKU Arma di Okinawa costituita da due bastoni uniti da una corda o una catena. Era, originariamente, un attrezzo agricolo per la battitura del riso.
OBI Cintura.
OI-ZUKI (OI-TSUKI) Pugno portato con lo stesso braccio della gamba che avanza.
ONEGAI SHIMASU “Sei il benvenuto nel praticare con me” o, letteralmente, “ti pongo una richiesta.” Si dice ad un compagno di allenamento quando si inizia la pratica.
OMOTE Diritto, normale. Contrario URA Detto di un Kata che viene svolto nel senso previsto. Tale termine indica, nella pratica dell’arte, ciò che é normalmente accessibile a tutti e quindi evidente, non nascosto
OSAE UKE Parata pressante.
OSAE KOMU Mettere maggior forza nell’azione
OTOSHI EMPI UCHI Tecnica di percossa con il gomito eseguita portando il gomito dall’alto al basso. Anche chiamata Otoshi Hiji Ate.
OYAYUBI IPPON KEN Nocca del pollice.
OYO WAZA Applicazione di tecniche di Kata eseguite secondo determinate condizioni.
REI (1) “Rispetto”. Un metodo di mostrare rispetto nella cultura giapponese é l’inchino. E’ d’uso che l’inchino della persona più giovane sia più marcato della persona più anziana. (2) Zero.
REIGI “Etichetta”. Anche definita come REISHIKI. L’osservare costantemente l’etichetta é parte del Karate tanto quanto la pratica della tecnica. L’osservare l’etichetta indica sincerità (MAKOTO) e desiderio di imparare nel rispetto dei diritti e degli interessi degli altri.
REINOJI DACHI Posizione di guardia con i piedi che tracciano una L.
REN Consecutivo (REN-KERI calcio alternato, REN-TSUKI pugno alternato)
REN-KERI Calcio alternato
REN-TSUKI Pugno alternato
RENSEI Torneo di pratica. i concorrenti sono giudicati secondo la loro performance.
RENSHI “Persona che ha perfezionato se stesso.” E’ una persona considerata un istruttore esperto. Questo stato é un prerequisito prima dello stato di KYOSHI. Il titolo di Renshi é usualmente assegnato da yodan (4 dan) a rokudan (6 dan), a seconda del sistema. RENSHI da 4 a 6 dan, KYOSHI 7 dan, HANSHI il grado più alto conferito
RONIN Samurai senza padrone
RYO Entrambi, ambedue le parti (RYO-TE tutte e due le mani, RYO-ASHI tutte e due le gambe)
RYU Tradizione, scuola, stile, metodo.
SAGI ASHI DACHI Posizione su una gamba. Anche chiamata GANKAKU DACHI o TSURU ASHI DACHI.
SAI Arma di Okinawa che ricorda la lettera greca ‘Psi’. Anche in questo caso, come per molte altre armi del KOBUDO, era originariamente un attrezzo agricolo utilizzato nel caso specifico per movimentare il fieno.
SAN (1) Amico, signor………… Generalmente viene posto dopo il nome di una persona quando ci si rivolge allo stesso in tono amichevole. (2) Tre
SANBON KUMITE Combattimento a tre tecniche. SANBON SHOBU Combattimento a tre punti. Utilizzato nei tornei.
SANBON TSUKI (ZUKI) Serie di tre pugni. Il primo OI-TSUKI JODAN, il secondo e il terzo OI-TSUKI CHUDAN (generalmente in ZENKUTSU DACHI), il ritmo di questa tecnica prevede un tempo più ravvicinato nell’effettuare la seconda e la terza tecnica.
SANCHIN DACHI Posizione a clessidra.
SANKAKU Triangolare.
SANKAKU TOBI Salto triangolare.
SASHITE Indica l’elevazione della mano sia per colpire che per prendere o parare.
SAYU Prefisso che indica una tecnica effettuata contemporaneamente sia con la sinistra che con la destra.
SEI Tranquillità, inattività.
SEIKEN Parte anteriore del pugno formato dalle nocche dell’indice e del medio.
SEIRYUTO Mano a “sciabola cinese”. Tecnica di percossa portata con la base della mano a SHUTO (mano aperta a coltello).
SEIZA Posizione in ginocchio seduti sui talloni. Stare seduti in questa posizione, richiede una certa abitudine per l’estensione dei tendini, muscoli e legamenti sia della caviglia che del ginocchio cui gli occidentali non sono naturalmente abituati al contrario degli orientali. Viene utilizzata nell’apertura ed nella chiusura formale dell’allenamento.
SEMPAI Anziano di palestra.
SEN NO SEN Attacco portato nell’esatto momento dell’attacco dell’avversario.
SEN SEN NO SEN Attacco portato un attimo prima dell’esatto momento dell’attacco dell’avversario. Attacco preventivo.
SENSEI Insegnante. Si usa chiamare l’istruttore “Sensei” durante la pratica piuttosto che con il suo nome. Se l’istruttore é un istruttore permanente del proprio DOJO o della federazione, é corretto rivolgersi a lui come “Sensei” in qualunque occasione.
SENSEI NI REI Saluto all’istruttore (vedere il capitolo ETICHETTA DEL DOJO)
SEOI Spalla
SEOI NAGE Parata effettuata con la spalla.SHI (1) Quattro. (2) Morte.
SHIAI Incontro, gara (evento).
SHIDOIN Istruttore formalmente riconosciuto come tale ma non ancora SENSEI. Assistente Istruttore.
SHIHAN Titolo formale che significa, approssimativamente, “istruttore principale”. “Insegnante di insegnanti”.
SHIKKAKU “Squalifica” E’ una squalifica dal torneo, competizione o incontro. L’avversario viene premiato con SANBON (tre punti). Al fine di decidere l’entità dello SHIKKAKU, il consiglio degli Arbitri deve essere consultato.
SHIKKAKU può essere invocato quando uno dei contendenti commette un’azione che intacca il prestigio e l’onore del Karate-Do o viola le regole generali del torneo. L’Arbitro usa una segnalazione a due mani con l’annuncio “AKA (SHIRO) – SHIKKAKU.” Prima indica con il dito indice il viso del colpevole poi obliquamente davanti e dietro di lui. L’Arbitro annuncerà poi il vincente con “AKA (SHIRO) NO KACHI” e la gestualità indicata precedentemente.
SHI-HO Quattro (shi) direzioni (ho)
SHIKO DACHI Posizione “quadrata”, stabile. Posizione fondamentale nel SUMO e spesso usata negli stili Goju-Ryu e Shito-Ryu. Simile alla posizione KIBA DACHI ma con i piedi rivolti all’esterno.
SHIN Parte centrale, nucleo, anima, cuore. Nella filosofia Zen si usa dire che l’insegnamento si trasmette dal Maestro all’allievo secondo il principio “Shin de Shin” cioé da cuore a cuore.
SHINZO Cuore
SHIRO Bianco
SHIZENTAI (SHIZEN-DACHI) Posizione naturale. Il corpo é rilassato ma pronto.
SHO (1) Maggiore. (2) Palmo della mano
SHOBU HAJIME E’ il comando usato dall’arbitro per iniziare il tempo supplementare in una gara.
SHOBU SANBON HAJIME “Iniziare il turno” (di attacco/difesa) nell’incontro a tre punti
SHOMEN Parte frontale o parte superiore della testa. Indica anche la parte anteriore del Dojo.
SHOMEN NI REI Saluto al fronte del Dojo dove, generalmente, sono appese le immagini dei maestri (vedi ETICHETTA DEL DOJO).
SHOTO Letteralmente “Onde di pino”, pseudonimo con cui il maestro G. Funakoshi firmava le sue poesie.
SHOTOKAN Nome dello stile di KARATE del maestro G. Funakoshi. Il termine é formato da due ideogrammi SHOTO “Onde di pino” e KAN “casa, scuola”; inizialmente era il nome del primo Dojo del maestro e successivamente, anche se contro il volere dello stesso maestro, venne utilizzato anche per indicarne lo stile praticato.
SHU (TE) Mano
SHUGO “Chiamata dei Giudici” L’Arbitro richiama i Giudici con le braccia.
SHUTO TE Come SHUTO UKE. Questo era il nome usato prima della formalizzazione del Karate. Indica la parata effettuata con la mano aperta “a taglio”.
SHUTO UKE Parata effettuata con la mano aperta “a taglio”.
SOCHIN Immobile di fronte al pericolo, nome di un Kata superiore.
SOCHIN DACHI Posizione solida. Posizione che si trova nel Kata Sochin detta anche FUDO DACHI.
SOKUMEN (YOKO) Lato, laterale.
SOKUTO Taglio del piede. E’ il termine usato per indicare la parte esterna del piede che colpisce nei calci laterali.
SOTO Esterno
SOTO (UDE) UKE Parata dall’esterno verso l’interno eseguita con la parte interna dell’avambraccio.
SUKUI UKE Parata raccolta
SUMI Angolo
SUNDOME Non contatto, arrestare la tecnica appena prima del bersaglio (un SUN é pari a circa tre centimetri).
SUNE Tibia.
SUNE UKE Parata effettuata con la tibia.
SUWARI WAZA Tecnica portata da seduti.
SURI Scivolare
SURI ASHI Spostamento della posizione con iniziale modifica della distanza tra i piedi: per esempio per avvicinarsi all’avversario, si avvicina il piede posteriore a quella anteriore per poi stendere nuovamente la gamba posteriore ed eseguire la tecnica.
TACHI Spada lunga giapponese.
TAI Corpo
TAIKYOKU Letteralmente “primo elemento” o “prima causa”. Nome dei primi tre Kata (Shodan, Nidan e Sandan) per principianti elaborati dal Maestro G. Funakoshi.
TAIMING GA OSOI “Tempo errato ”
TAI SABAKI Rotazione, movimento del corpo.
TAMESHIWARI Tecniche di rottura.
TANDEN Il centro dell’energia, situato al di sotto dell’ombelico (indicato anche come HARA).
TATE Verticale
TATE EMPI Tecnica di percossa verso l’alto con il gomito (AGE EMPI).
TATE ZUKI Tecnica di pugno con il palmo su un piano verticale (mignolo in basso pollice in alto).
TATE URAKEN UCHI Tecnica di percossa con la parte posteriore del pugno.
TE (SHU) Mano
TEIJI DACHI Posizione con i piedi a “T”.
TEISOKU Pianta del piede.
TEISHO Base del palmo della mano.
TEISHO UCHI Tecnica di percossa con la base del palmo della mano.
TEISHO UKE Tecnica di parata con la base del palmo della mano.
TETTSUI UCHI (KENTSUI UCHI) Tecnica di percossa “a martello” portata con il pugno dall’alto verso il basso. Anche chiamata KENTSUI.
TEKKI Cavalcare. Nome di un gruppo di tre Kata (Shodan, Nidan e Sandan) contraddistinto dall’utilizzo di una unica posizione KIBA DACHI “posizione del cavaliere” il cui embusen si sviluppa su di un’unica riga.
TO (HIGASHI) Est, oriente. Contrario ZAI o NISHI (ovest)
TOBI Salto
TOBI GERI Tecnica di calcio effettuata durante un salto (laterale YOKO TOBI GERI frontale MAE TOBI GERI).
TOI (EN) Lontano. Contrario KIN o CHIKAI
TONFA Attrezzo da lavoro usato per battere il grano, utilizzato come arma ad Okinawa.
TORANAI “Nessun Punto”
TORIMASEN “Tecnica non accettabile per il punteggio”. Come l’HIKIWAKE l’arbitro incrocia le braccia davanti al torace poi le apre ai lati del corpo ma con i palmi rivolti verso il basso.
TOKUI Preferito, prediletto.
TORA Tigre. Lo stile Shotokan utilizza la tigre come proprio simbolo.
TSUKAMI WAZA Tecnica di “presa”. Parata eseguita afferrando l’arma, il braccio o la gamba dell’avversario.
TSUKI Pugno.
TSUMASAKI unta delle dita.
TSURU Gru, uccello con becco, collo e gambe molto lunghe.
TSURU ASHI DACHI Posizione allungata anche chiamata GANKAKU DACHI e SAGI ASHI DACHI.
TSUZUKETE “Proseguire!” Richiamo al combattimento ordinato a seguito di una interruzione non autorizzata.
TSUZUKETE HAJIME “Proseguimento del combattimento: iniziare!” L’arbitro, sulla propria linea, si porta in ZENKUTSU DACHI arretrando una gamba, poi estende le braccia in avanti con i palmi rivolti verso i due contendenti e, ordinando il comando, unisce i palmi chiudendo le braccia.
UCHI DESHI Studente che vive nel dojo. Con questo termine si indica in Giappone i praticanti che dedicano la loro vita al dojo abitandoci, e, spesso, occupandosi del servizio personale del SENSEI.
UCHI (UDE) UKE Parata interna.
UDE (WAN) Avambraccio.
UKE Parata.
UKEMI WAZA (TAMESHI WAZA ) Tecnica di rottura di oggetti (tavole, mattoni, etc.)
URA Contrario, nascosto. Contrario OMOTE
URA ZUKI Pugno “upper-cut” dal basso verso l’alto usato per brevi distanze.
URAKEN Dorso del pugno (nocche).
USHIRO EMPI UCHI Percossa all’indietro con il gomito.
USHIRO KERI Calcio all’indietro.
WASHIDE Mano a testa d’aquila.
WA-UKE Parata in cui il percorso seguito dalla mano é simile allo yoko-uke. Immaginate di passare la mano su un muro in fronte a voi con il palmo aperto seguendo un mezzo cerchio. Al termine della parata la mano é leggermente angolata verso l’esterno
WAN (UDE) Avambraccio. Nai-Wan: Parte interna dell’avambraccio Gai-Wan: Parte esterna dell’avambraccio Hai-Wan: Parte superiore dell’avambraccio Shu-Wan: Parte inferiore dell’avambraccio.
WAZA Tecnica.
WAZA ARI “Mezzo punto”
YAMA ZUKI Doppio pugno portato descrivendo una “U” in orizzontale con le braccia. Il pugno inferiore é quasi come l’URA-ZUKI mentre il braccio che porta il pugno superiore passa appena sopra alla testa. E’ una delle tecniche principali del Kata Bassai-dai. Il termine YAMA (“montagna”) viene scritto con un ideogramma che ricorda una “E” sdraiata dove il trattino corto é la testa del praticante mentre i due trattini lunghi sono le braccia.
YAME “Stop!” – Fermarsi
YASUMI Riposo. Termine usato dall’istruttore per far rilassare i praticanti prima di una spiegazione teorica
YOI “Pronti! – Attenzione!”.
YORI ASHI Spostamento in scivolamento mantenendo la stessa distanza tra i piedi (si parte e si ritorna quindi nella stessa posizione).
YOKO (SOKUMEN) Lato, laterale.
YOKO GERI KEAGE Calcio laterale a schiaffo. Anche chiamato semplicemente YOKO KEAGE.
YOKO GERI KEKOMI Calcio laterale a spinta. Anche chiamato semplicemente YOKO KEKOMI.
YOKO MAWASHI EMPI UCHI Percossa portata con il gomito in rotazione.
YOKO TOBI GERI Calcio laterale portato durante un salto.
YOWAI “Poca attenzione”
YUDANSHA Chi indossa la cintura nera di ogni grado.
ZAI (NISHI) Ovest, occidente. Contrario TO o HIGASHI
ZAN-SHIN “Attenzione” (della mente e del cuore).Con questo termine si indica uno dei punti fondamentali dell’allenamento (e della vita) del karateka. Mantenere l’attenzione é importante affinché si sia pronti in ogni momento ad eseguire una tecnica qualsiasi. Più in generale, nella vita, “Zanshin” é la focalizzazione della nostra attenzione. Indica una intensa concentrazione pur essendo rilassati. Anche quando la propria tecnica é terminata si deve mantenere “alta la guardia” con il completo controllo delle nostre facoltà.
ZA-REI Il saluto tradizionale giapponese dalla posizione di SEIZA.
ZA-ZEN Meditazione Zen.
ZEN Filosofia orientale di derivazione buddista che tende al raggiungimento della “illuminazione” mediante la pratica della meditazione.
ZENKUTSU DACHI Posizione fondamentale, é una posizione frontale con il peso al 70%-75% sulla gamba anteriore. Il ginocchio avanzato deve essere perpendicolare al terreno esattamente sopra l’alluce: né avanzato né arretrato per evitare sovraccarichi dei legamenti del ginocchio. Il piede posteriore deve essere rivolto il più possibile in avanti.
ZEN-PO (ZEN) Davanti, frontale. Contrario KO-HO (KO) indietro
ZEN-SHIN Avanzare, anteriore. Contrario KO-TAI indietreggiare
ZORI Tipiche ciabatte giapponesi (infradito)
 
 
 
I numeri in Giapponese:
Uno – ICHI (primo – dai ichi)
Due – NI (secondo – dai ni)
Tre – SAN (terzo – dai san)
Quattro – SHI o YON (quarto – dai shi/yon)
Cinque – GO (quinto – dai go)
Sei – ROKU (sesto – dai roku)
Sette -SHICI o NANA (settimo – dai shici/nana)
Otto – HACHI (ottavo – dai hachi)
Nove – KU o KYU (nono – dai ku/kyu)
Dieci – JU (decimo – dai ju)
Undici – JU ICHI (undicesimo – dai ju ichi)
Dodici – JU NI (dodicesimo – dai ju ni)
Venti – NI JU (ventesimo – dai ni ju)
Trenta – SAN JU (trentesimo – dai san ju)
Quaranta – YON/SHI JU (quarantesimo – dai yon/shi ju)
Cento – HYAKU (centesimo – dai hyaku)
Mille – SEN (millesimo – dai sen)
Diecimila – MAN